Il Ballo Tiepolo, alla sua 26a edizione, rinnova l'appuntamento in un luogo magico di Venezia: le SALE APOLLINEE DEL TEATRO LA FENICE, dedicate al Dio del Sole Apollo, con chiaro riferimento a Luigi XIV, il Re Sole, gran patrono del balletto e delle arti, a cui si ispira lo spettacolo introduttivo.
Dopo un ricco aperitivo nel Foyer del teatro, seguirà la cena nelle Sale Apollinee. Durante la serata L'ORCHESTRA CLASSICA allieterà gli ospiti, così come faranno i cantanti lirici, i ballerini e i vari performer che si esibiranno nella Sala Apollinea Grande e tra i tavoli della Sala Ammannati, indossando gli sfarzosi costumi dell’Atelier Tiepolo.
Il menù ideato dalla nostra chef, creato ad hoc e curato nei minimi dettagli, presenterà piatti a base di pesce ispirati alla laguna di Venezia; chi non gradisce il pesce ha la possibilità di optare per un menu vegetariano o uno a base di carne, selezionabile al momento della prenotazione.
Dopo la cena, nel Foyer del Teatro inizierà il GRAN BALLO D’EPOCA con valzer, minuetti e contraddanze. Sotto la guida dei Maestri di Ballo gli ospiti potranno imparare e replicare i balli di gruppo che hanno animato le feste delle corti europee. Tra un ballo e l'altro si gusteranno cioccolata calda, frittelle veneziane e Prosecco.
È d’obbligo indossare il COSTUME D’EPOCA noleggiabile presso il nostro ATELIER TIEPOLO (vedi le offerte descritte sotto).
Le Sale Apollinee, in stile neo-classico, sono da sempre luogo prediletto dalla città come sala da ballo, luogo di concerti e d'avvenimenti culturali. La cena si svolegerà nella Sala Apollinea Grande (Main Hall) e nella Sala Ammannati (Side Hall).
Lo stile Neoclassico ha caratterizzato il Gran Teatro La Fenice sin dalla sua costruzione, realizzata dall'architetto Giannantonio Selva nel 1792. Tale stile fu ripreso da Giambattista Meduna nei restauri 1854, uno stile superato per i gusti dell'epoca, ma riprendendo l'arte di fine '700 Meduna si propone di riproporre nel teatro l'atmosfera di un'epoca nella quale Venezia era ancora una grande, ricca città, sperando così di allontanare lo spettro della decadenza nella quale la città versava, almeno per il tempo di uno spettacolo.